Siti improbabili lanciano, spesso, la notizia del giorno secondo la quale, ad esempio, mangiare formaggio fa male, mentre cibarsi solo di X sarebbe la panacea di tutti i mali. Si demonizzano alcuni cibi, facendone l’oggetto di una caccia alle streghe come nel caso del latte vaccino o in quello dello zucchero.
La le cose stanno così?
La pizza rientra in quel gruppo di alimenti che, da un lato, ingolosisce parecchio, ma che, dall’altro, è demonizzato perché, secondo l’opinione corrente, fa ingrassare, fa aumentare il colesterolo ed è considerata, in generale, un alimento poco bilanciato. I carboidrati sono visti come il nuovo tabacco. Il consumatore, alla fine, è completamente disorientato e non sa più cosa pensare.
La mancanza di senso critico tra i naviganti del web, a proposito della pizza, fa circolare ancora oggi fin troppo facilmente molte leggende metropolitane. Ed ecco che nasce il mito dei grani antichi.
Negli ultimi anni sono state reintrodotte sul mercato alcune varietà di grani venduti come “antichi”, presentati come più autentici, meno raffinati, più digeribili e meno ricchi di glutine rispetto al grano oggi coltivato su larga scala. Grani che erano scomparsi dagli scaffali per via delle rese troppo basse.
Ho già dato la mia opinione sul libro che scritto un paio di anni fa, sentiamo oggi quella dell’Istituto superiore di sanità, con un articolo dedicato ai miti sui grani antichi pubblicato su ISSalute, il portale dedicato alle fake news.
La scelta commerciale comprensibile di rinnovare, guardando al passato, il campo della cerealicultura oggi in crisi, ha lasciato spazio alla diffusione di alcuni falsi miti, talvolta utilizzati per giustificare costi di vendita piuttosto alti di questi prodotti.
Non è vero, per esempio, che i grani antichi siano più autentici, in quanto non sottoposti a selezione genetica. Pur non essendo modificati geneticamente in laboratorio, anche i grani antichi, così come quelli moderni, sono stati spesso selezionati mediante incroci ed ibridazioni, spesso a partire da varietà presenti in altri paesi del mediterraneo. È il caso della varietà Jeanh Rhetifah di origine tunisina da cui ebbe origine la famosa varietà Senatore Cappelli, oppure degli incroci del grano “Rieti” con una specie olandese ed una giapponese, per ottenere il più resistente “Ardito”.
Per quanto riguarda la quantità di glutine, non è vero che i grani antichi ne contengano meno di quello moderno, e siano quindi più adatti ai soggetti celiaci.
Infine, viene spesso riportato che i grani antichi, rispetto alle varietà moderne, siano più salubri in quanto non necessitano di diserbanti e concimi, oppure che siano meno raffinati perché le farine vengono macinate a pietra. Le modalità di coltivazione e il tipo di macinazione poco hanno a che fare con le varietà di grano, ma dipendono da scelte aziendali.
Chiaro allora perché il web sia disseminato di articoli che esaltano la superiorità dei grani cosiddetti antichi rispetto ai prodotti a base di farine e semole di varietà moderne? Perché così si vende meglio. Si vede un’idea, l’antico è meglio del moderno, è non contaminato, è poggiato sulla favola del “c’era una volta”.
E invece…. la gran parte di questi articoli riportano informazioni false o quantomeno non confermate. Gianluca Dotti è un giornalista che su Wired ha trattato l’argomento in modo esemplare. In breve:
- I grani antichi non sono affatto antichi. Quando si usa l’aggettivo antichi, qualcuno potrebbe immaginare si tratti di varietà che vantano storie plurisecolari o millenarie. Ma non è affatto così
- I grani antichi HANNO subito modificazioni genetiche. Certamente è vero che i grani oggi più largamente utilizzati sono frutto di incroci e ibridazioni, ma lo stesso vale anche per tutti gli altri cereali, che nel corso dei millenni sono arrivati a noi attraverso un processo di selezione genetica e di continue modifiche. Sia i grani antichi sia quelli moderni (italiani) non sono prodotti ogm, ma in entrambi i casi si tratta del risultato di modificazioni genetiche e incroci che si sono susseguiti in oltre 8mila anni di storia.
- I grani antichi NON contengono meno glutine. Secondo uno slogan molto frequente, i grani antichi avrebbero un contenuto di glutine inferiore rispetto alle varietà moderne. Tuttavia questa affermazione non ha una base scientifica.
- I grani moderni NON sono la causa di intolleranze e celiachia. Spesso si accusano le nuove varietà del grano di essere l’origine di un aumento dei casi di celiachia e di altre intolleranze alimentari. In realtà rispetto al passato sono aumentate le diagnosi, ma non per forza l’incidenza di questi disturbi. A oggi non ci sono prove scientifiche a sostegno di un collegamento tra grani moderni e aumento della celiachia. Per di più non ci sono riscontri che dimostrino una maggiore salubrità dei grani antichi rispetto a quelli moderni.
- I grani antichi HANNO bisogno di diserbanti e concimi… come qualsiasi tipo di coltivazione, se l’obiettivo è incrementare la resa. Una delle ragioni che rende i grani antichi meno impiegati è la quantità di raccolto, molto inferiore rispetto alle varietà moderne (che rendono 4-5 volte di più.
Il consumatore è libero di scegliere il tipo di grano che preferisce, così come ogni agricoltore può decidere quali colture adottare. L’importante è che nessuno sia ingannato da falsi slogan e solo per questo accetti di pagare un prezzo più alto.
Ti sembra abbastanza esaustivo? Non sei ancora convinto? Vai QUI
Ti ritroverai tra le mani un piccolo Vademecum anti-fregature, diviso in tre parti, per tua comodità di lettura.
Nella prima vedremo perché circolano delle leggende metropolitane sull’alimentazione e chi ci guadagna dal diffonderle.
Nella seconda proveremo a demolire le sette peggiori, quelle più fastidiose, pericolose e diffuse, e che ti hanno sempre rovinato l’appetito.
Nella terza guardiamo il nostro dietro le quinte, con qualche dritta su come scegliere la tua pizzeria di riferimento.
Se durante lettura vorrai farmi sapere le tue impressioni, inviale a info@cortemedici.com, mi farebbe tanto piacere riceverle.